Una presenza ostile in casa, celata dietro un oggetto inanimato, ricettacolo di preghiere quotidiane. Ogni volontà umana annullata, trasfigurata in una superstiziosa smania di ottenere fortuna dal destino. La devozione segreta di una madre piegata sulla sua piccola, innocua divinità, cieca ai segnali che dal di fuori il mondo le invia, cieca ai doni che la vita già le ha elargito. Il destino, poi, richiede sempre una ricompensa. Come rifiutarsi, una volta ottenuto “il dono”? E cosa dare in cambio, che abbia altrettanto valore?
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Superbia, Invidia, Ira, Accidia, Avarizia, Gola e Lussuria: i sette peccati capitali raccontati attraverso sette storie di un piccolo paese dell’empolese, in provincia di Firenze. Lara incarna la superbia: l’autore ce la mostra mentre sta camminando per recarsi a un provino facendo risuonare i tacchi “come veri e propri tamburi, come se avesse voluto annunciare il suo arrivo nel centro della città”. E poi la violenza di Irene contro l’amica del cuore dettata dall’invidia e dalla crudeltà, l’avidità di un prete di campagna… nessuno sembra immune dai vizi e, tra un peccato e l’altro, scopriamo che ogni storia si lega all’episodio successivo attraverso una narrazione travolgente, ricca di invenzioni e di umorismo.
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