Tra realtà e sogno

E’ una nuova raccolta di poesie del poeta veronese Zeno Ferigo, stampata da Gentechescrive del gruppo Mondolibri.
La sua poesia denota semplicità espressiva, che scaturisce da un profondo senso di genuinità. Una semplicità con la forza di trasmettere sensazioni che diventano proprie nell’animo di chi legge i suoi versi.
Scorrendo in progressione le sue raccolte é possibile ravvisare un evidente processo di maturazione e perfezionamento.

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Per una strada

Ho intitolato la mia raccolta “Per una strada”, proprio perché l’ispirazione, furtiva e svelta, mi ha raggiunto, la maggior parte delle volte, proprio per strada: camminando, sull’autobus, ecc…
E pensare che, la poesia da cui ho tratto il titolo per questa raccolta, dapprima l’ho appuntata sul retro di un semplice scontrino della spesa; quando la scrissi, la misi da parte, in seguito capii che, quell’apparentemente semplice poesia nascondeva in sé l’essenza della mia stessa ispirazione, furtiva e svelta, che passa e vola via e, se non l’afferro e la trattengo nel mio cuore con i versi che metto sulla carta, passa e vola via e nessuno sa più dove mai sia.
Cerco nelle mie poesie di essere spontaneo, semplice e allo stesso tempo profondo; quando uso dei termini un po’ antiquati o difficili, lo faccio unicamente per la loro insita musicalità, non perché io voglia sembrare anacronistico. Nelle mie poesie alcune volte uso delle parole tronche come “cuor, cor, duol, dolor”, altre volte non le uso; di conseguenza, ogni mio verso, ogni mia parola non sono messi a caso, ma seguono un fine musicale e, sono messi lì, proprio per una maggiore scorrevolezza nel ritmo.
Per farvi un esempio, nella poesia “Indifferenza” uso sia “duol”, sia “dolor”.
Voglio che un mio verso, sia fluido alla lettura e non inciampi in parole aspre o dissonanti.
Per farvi un esempio, nella poesia “Là, dove il mare…”, il ritmo si alza e si abbassa, quasi ad imitare il flusso delle onde del mare, e quelle parole tronche non le ho messe a caso, ma per mantenere questo ritmo e quel particolare suono.
Voglio che i lettori delle mie poesie, non le leggano semplicemente, ma le sentano, le ascoltino; non nel senso di ascoltare una recita, ma le leggano con il cuore, interiorizzandole, facendole proprie, partecipando alle emozioni che possono sprigionare.
Le interpretazioni non si esauriscono in una sola, non sarebbe più poesia, ma prosa travestita in versi con degli “a capo” dati a caso.
Questa mia raccolta racchiude in sé ben 109 poesie, frutto di sedici anni della mia vita, dal 1990 al 2006, che possiamo dividere in due parti: una grande prima parte che va dal ’90 al ’99 ed una seconda parte, più piccola, che va dal ’99 al 2006.
Nella prima parte sono ravvisabili riferimenti ai grandi poeti italiani (Foscolo, Leopardi, gli stilnovisti), ma anche Montale, con l’uso del correlativo oggettivo (utilizzato per la prima volta nella poesia “Immagine fugace”) e i lirici greci, come in “Rammarico”.
Per quanto riguarda Foscolo, Leopardi e gli stilnovisti, i riferimenti si possono ricondurre ai vocaboli utilizzati e non all’imitazione del loro stile; mentre nella poesia “Rammarico” ho cercato di rivisitare lo stile dei lirici greci e, nella poesia “Amor” ho cercato di rivisitare lo stile degli stilnovisti, facendo ricorso alla rima, senza usare la metrica e con la riproposizione del tema della donna-angelo, tanto caro agli stilnovisti.
Quanti hanno già letto le mie poesie, si saranno accorti che io raramente uso la rima, proprio perché penso che essa blocchi e vincoli l’ispirazione, se qualche volta l’ho usata, è stato un uso quasi sempre spontaneo.
Nella prima parte ci sono anche tre omaggi al grande poeta spagnolo Federico García Lorca, di cui ho cercato di imitare, in maniera personale, lo stile.
Le tematiche di questa prima parte sono varie e particolareggiate, si va da poesie dedicate a grandi scrittori e poeti come, Vittorio Alfieri, Giacomo Leopardi, Leonardo Sciascia, Seneca; a episodi di libri, come ne “Lo squarcio nel cielo di carta”, ispirata ad un episodio del “Fu Mattia Pascal” di Pirandello, o a personaggi mitici della letteratura come in “Nausicaa”, “Oreste ad Elettra”, “Ad Astianatte”, “Amleto”, “Cirano di Bergerac”; a compositori come Chopin, Bartók, Prokof’ev, Saint-Saëns.
Si passa da tematiche introspettive come in “Malinconia”, “Indifferenza”, “Ricordo”, “Sogno”, “Desiderio improvviso”, “Stelle sul mare”, “Palermo”; a tematiche civili come ne “L’inquinamento”, “Pace”, “Albania”, “Massacro”, “Urlo”, quest’ultima scritta nel giorno del primo anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie e agli uomini della scorta.
Si va da poesie dedicate alla visione di quadri come “Le mietitrici” di J. F. Millet, “Alla Gioconda” di Leonardo da Vinci; a poesie dedicate a personaggi storici come “Annibale”.
Infine abbiamo anche il tema religioso, come in “Perdono” e “Perdona!”.
Per passare ufficialmente dalla prima alla seconda parte utilizzo la poesia “Veritiero ardir”, con la quale annuncio il mio cambiamento di stile, scritta nel 1999, all’indomani della notizia della prossima pubblicazione, in un’antologia, di 22 mie poesie; ma già in alcune della prima parte sono ravvisabili dei piccoli cambiamenti di stile come in “Istante di tempo”, “Urlo”, “Cime”, “Indifferenza”, “Palermo”, “Barbagianni”, “Sé e gli altri”, “L’orologio”, “Piccola ambulanza”, “Ultimi pensieri di un robot”, quest’ultima ispirata alla morte di Roy, dal film “Blade Runner” di Ridley Scott.
Si ravvisano cambiamenti ancora più sostanziali anche in “Memoria del passato”, “Per una strada”, “Picchi di silenzio”, “Stelle sul mare”, “Desiderio improvviso”, “Fuoco”.
Con mia grande sorpresa, come mi ha fatto notare un amico, anche lui poeta esordiente, in alcune mie poesie c’è della metrica spontanea, come in “Canto d’amore”, “Il grillo col violino”, “Dolcemente i suoi capelli…”, tutte e tre appartenenti alla seconda parte.
A partire dalla seconda parte, che copre indicativamente gli anni dal 1999 al 2006, il mio stile si fa più profondo e maturo, non più necessariamente legato a poeti specifici, tranne ne “Il grillo col violino”, in cui vi è ravvisabile il Pascoli nell’uso delle onomatopee e, in “Dolcemente i suoi capelli…”, un mio modesto omaggio alla grande stagione della poesia italiana dei tempi passati. L’ispirazione per scrivere questa poesia, mi è stata data guardando di sfuggita il viso di una ragazza che, dolcemente giocava con i suoi capelli, facendone anelli con le dita, alla fermata dell’autobus.
In questa seconda parte inizio a raggiungere il mio ideale poetico, la semplicità di espressione unita alla profondità di significato.
Per quanto riguarda le tematiche di questa seconda parte, abbiamo la tematica civile, come in “Per i rifugiati”, “Verde, bianca, rossa terra”, quest’ultima ispirata ai vari episodi di violenza che, purtroppo avvengono in Italia e spesso compiuti da chi è chiamato a far rispettare la legge, ecco il perché di questo titolo così significativo.
Abbiamo la tematica introspettiva, che penso non debba mai mancare tra i temi delle poesie di un qualsiasi poeta, come in “Canto d’amore”, “In volo”, “Là, dove il mare…”, quest’ultima scaturita a due mesi di distanza da una delusione amorosa, in cui c’è il desiderio di dimenticare, anche se permane il dolce ricordo di questo breve amore.
Abbiamo il tema della dedica, come in “Fremere”, poesia dedicata a mio padre, non vedente da quando avevo un anno; in cui ho cercato di immaginare quello che potrebbe provare, un uomo che diventa non vedente.
Abbiamo il tema degli episodi o personaggi di argomento letterario, come in “Veglia notturna di Hagen”, “Natasha”, quest’ultima dedicata alla figura di Natasha Rostova, ispiratami dalla lettura del romanzo di Tolstoj “Guerra e pace”.
Abbiamo il tema paesaggistico, come in “Primavera” e in “Paesaggio”, in quest’ultima vi è la descrizione di un paesaggio dell’anima e non di un paesaggio necessariamente reale.
Abbiamo il tema religioso nella poesia “Accoglili nella Tua pace, Signore!”, che ho anche tradotto in inglese ed è stata pubblicata da un editore americano un anno prima della sua versione originale.
Questa poesia è ispirata ad un tragico avvenimento di cronaca locale, l’annegamento di due pescatori avvenuto nel mare che costeggia la mia amata e martoriata Palermo, che tanta fonte d’ispirazione è per me.
Infine, c’è una curiosità nella mia poesia “Affollamento e inutili affanni”, che conclude la mia raccolta e proprio perché scritta in piedi su un autobus affollato.

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La bambola di vetro

Terzo libro che ho scritto, “La bambola di vetro” è il mio romanzo d’esordio. Di genere fantasy, la storia narra di un ragazzo, Reinhold Kyd, che, abbandonata la casa appena maggiorenne, decide di mettersi in viaggio alla ricerca di avventure. Ma giunto alla stazione di Walbank si dà un’ultima opportunità, non avendone vissute. Proprio mentre riflette su questa cosa incontra un ragazzina di nome Samantha; lei gli racconta di un antico libro trovato nella soffitta dei nonni, che narra la storia di un castello incantato e dei suoi strani abitanti. Reinhold non crede alla storia raccontata dalla ragazzina, così sale sul primo treno per destinazione ignota. Nello scompartimento dove ha preso posto fa un felice incontro: Shikoku Misaki, la sua fumettista preferita, è proprio davanti ai suoi occhi. I due scambiano un breve dialogo, ma Rey risente pronunziare dalla fumettista il nome del villaggio dove c’è questo castello incantato. Casualità o destino? Non ci pensa due volte, quindi, e scende dal treno proprio in quel villaggio. Lì si imbatterà in un anziano scrittore che lo renderà partecipe di intrigate vicende.

La bambola di vetro è un romanzo fantasy che sfocia per le innumerevoli sfaccettature in tanti altri generi: da quello rosa per la costante presenza della tematica amorosa, a quello del mistery grazie all’intrigatissima trama, dal giallo al filosofico per la continua e costante ricerca di riflessione che offrono le parole pensate e pronunciate dai personaggi. Poche ma intense pagine, intrise di realtà e fantasia.

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Conchiglia… e altri racconti

Secondo libro e seconda raccolta che ho scritto. “Conchiglia… e altri racconti” (edito dalla Casa editrice Montedit) è un piccolo volume dove si possono leggere alcuni dei racconti che ho scritto per i concorsi letterari. Infatti, tutti i testi sono stati o segnalati o insigniti da un qualche riconoscimento ai premi letterari. Lo stile è l’elemento innovativo di questo libro. Si riconduce, infatti, ad una prosa asciutta, un pò giornalistica, quindi di facile comprensione. I racconti di per sè sono slegati, tuttavia si ritrova come tematica comune l’amore, raccontato in tutte le sue forme. Argomento questo che viene trattato senza approfondirlo, ma in superficie proprio come le conchiglie lasciate dalle onde in riva al mare che non emergono totalmente alla luce del sole.

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Il mistero della fede

E’ davvero Dio a compiere i miracoli?
Il vescovo Giovanni Bazzanchi viene inviato dalla Santa Sede in uno sperduto paese del nord Italia per indagare su un presunto miracolo: una donna inferma da tempo ha ripreso a camminare normalmente. Durante il soggiorno a Nevanzo è accompagnato dal suo fidato segretario, Massimo di Carlo, il quale lo aiuterà a svolgere le indagini. Iniziano così a investigare, interrogando persone e ragionando in merito. Solo il ritorno temporaneo del monsignore in diocesi permetterà al collaboratore di apprendere da alcuni articoli di giornale, la storia di un miracolo accaduto nello stesso paese dieci anni prima, che si rivelerà la chiave per scoprire un’inaspettata verità.
Semplice, avvincente, con una certa suspance, Il mistero della fede è il racconto giusto per chi cerca una lettura non impegnativa. A fare da perno alla narrazione, una serena e sana riflessione su alcuni temi delicati, come la fede e l’esistenza o meno di una divinità superiore, mostrando al lettore al contempo, un’affascinante tesi che teorizzerebbe l’esistenza di due tipi di Dio

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La primavera di Palma

Romanzo storico, ambientato a Castroreale, piccolo comune del messinese, dove l’amore tra Palma e Silvestro viene ostacolato dai genitori di lei, ma anche e soprattutto dal contesto sociale, dalle “usanze”, dal dover sottostare a regole non scritte, forti e vincolanti quali l’onorabilità della famiglia e il rispetto.

La primavera di Palma

La primavera di Palma

I segreti della Luna

“I segreti della luna” vede la luce dopo due anni di gestazione; il romanzo è completamente ambientato a Pelago e narra le vicende di Sergio, un capitano dei carabinieri in forza al Nucleo T.P.C. di Monza, sospeso dal servizio perché sospettato del furto di un’importante opera d’arte scomparsa da una galleria e rinvenuta nella sua abitazione; ed Alice, una restauratrice mancata per aver scelto d’inseguire un sogno di felicità incarnato da un uomo che per anni si è solo preso gioco di lei. Sergio ed Alice, con il loro bagaglio di esperienze non sempre positive, tornano a casa a Nipozzano, uno da Milano e l’altra da Roma; lì, memori di un’adolescenza che li vedeva nemici, prendono a frequentarsi e, pian piano, complice un misterioso passato racchiuso in un quadro ricevuto in eredità da Alice, capiscono di amarsi. Insieme non solo risolveranno lo strano mistero che affonda le sue radici nel 1500, epoca a cui appartiene la pittura, ma scopriranno anche l’astruso intreccio con una vicenda accaduta trent’anni prima e la stretta connessione con una serie di delitti commessi da un misterioso assassino senza apparente motivo. Come ha già fatto con le precedenti edizioni, l’autrice devolverà il ricavato delle vendite alla UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) ed alla ONAOMAC (Opera Nazionale per l’Assistenza agli Orfani dell’Arma dei Carabinieri).

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Ali di China

A Milano la gente muore. È normale. Quello che non è normale è essere ridotti ad un lago di liquidi e gelatine.

Un uomo posseduto da una forza estranea, la sua compagna che lo segue, un ispettore di polizia anziano ma anticonformista in cerca di risposte, un vicequestore ansioso di successi ad ogni costo e un arcivescovo con poca spiritualità e nessuno scrupolo: questi gli ingredienti fondamentali di Ali di China, amalgamati dentro quel grande tritacarne che è Milano.

Chi è Ali di China?

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Nice che dice?

La vicenda si svolge nella Modena iperattiva e provinciale degli anni sessanta, fino al duemila, nella quale la protagonista smarrisce la certezza di poter conoscere se stessa e gli altri.
E’ la storia di una donna semplice, come potrebbe essere ognuno di noi, che preferisce affrontare i dubbi sorti nella sua anima piuttosto che trascurarli con indifferenza.
Nella ricerca della propria autonomia troverà infine in Sardegna, un luogo dell’anima prima che della geografia, l’opportunità di ritrovarsi. Un luogo sopravvissuto al rimpianto e dove costruire di pietra in pietra il futuro che verrà.

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Reset

Reset nasce dall’unione di iperrealismo e atmosfere neo hippie, psichedelia e surrealismo, in un percorso che oscilla costantemente tra una realtà cinica ed un gusto puramente onirico.
Le storie degli antieroi dei giorni nostri che popolano Reset si toccano, si inseguono e si incrociano, supportate dai contributi fotografici dei promettenti artisti Tasos Eros Batsioulas, Bernardo Corsetti, Andrea D’Ippolito ed Eleonora Petrolati.

…Sarebbe bello poter scegliere, ad un certo punto della propria vita, di interrompere tutto il quotidiano flusso di esperienze da cui si è attraversati e rinascere. Ricominciare da zero, nuovi, gioendo di nuovo della speranza e delle infinite possibilità che lasciano gli eventi quando devono ancora compiersi. Un nuovo corso, che non cancelli in un solo colpo la propria storia, ma che consenta di mandare tutto a monte e avviare un’altra mano nel gioco d’azzardo che è la vita. Nessun vincolo, catena, limitazione o dolore che possa raggiungerci dal passato. Reset…

Reset si presenta anche come un libro “musicale”, intriso di Joy Division, Pink Floyd, Bat For Lashes, Elisa ed MGMT.

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