La trilogia della civiltà

Introduzione di Raffaele Russo

Con vero piacere mi accingo a scrivere questa introduzione alla trilogia di Stefano Medici, autore bolognese che casualmente ho conosciuto sui siti Internet di Yourbooks e MyBook dove egli aveva presentato la sua prima opera “Il terrazzo dei nanetti”. L’occasione, nata da primi reciproci commenti sulle nostre produzioni letterarie presentate su quei siti, ci ha permesso poi di approfondirne la conoscenza attraverso lo scambio dei nostri libri, guidati dalla confidenza su un’ispirazione di base certamente comune, Come definirla? Forse un desiderio di restituire alla cornice della realtà e al quadro della vita quotidiana, spesso vissuto come obsoleto e dai più osservato distrattamente, il colore, la fantasia e la pregnanza simbolica che vi si racchiudono come dono prezioso per coloro che amano cercare e cogliere il senso che è nelle cose e nel contempo al di là delle cose stesse.

La lettura de “Il terrazzo dei nanetti” è stata una piacevole, prima esperienza che mi ha rivelato non solo l’estro creativo, ma anche lo spessore culturale e etico dell’Autore il cui senso ludico ed esplorativo dell’avventura, come metafora esistenziale, si presenta già nell’immagine di copertina della sua opera introduttiva, opportunamente chiarito anche nel testo della bandella interna al libro (“Per godere appieno la lettura di questo libro si consiglia di lasciare la mente libera di oltrepassare i propri confini razionali. Torniamo a credere alle favole, proviamo a sognare ad occhi aperti.”)
Così, quando l’Autore mi ha proposto di scrivere l’Introduzione all’intera trilogia nella sua nuova forma editoriale ho accolto volentieri il compito di leggere i volumi già pubblicati, oltre “Il terrazzo dei nanetti”, anche “El campo della pelota” e “Il mistero della pagoda del loto” e di trarne spunto
per alcune riflessioni di tipo introduttivo.

La trilogia dei nanetti nell’immediato si presenta in una veste tra lo scherzoso e l’avventuroso, facendo leva certamente sulla parte ludica, sul fanciullino interiore e su quel pizzico di fantasy che ognuno di noi, consapevolmente o meno, accoglie in sé. Tuttavia questa dimensione, sicuramente simpatica e genuina, non è tutto, ma propriamente una occasione introduttiva, una soglia su aspetti della nostra umanità, della storia di diverse culture, dell’ambiente e del mondo in cui viviamo che Stefano Medici descrive, documenta e commenta con grande competenza, saggezza e sensibilità.
I nanetti, dapprima incontrati dall’Autore – giusta metafora! – non in un mondo altro, ma esattamente sul terrazzo di casa, tra i vasi del glicine, dell’edera e dei gerani, come dire nella quotidianità, rappresentano le guide, gli accompagnatori simbolici, le sfaccettature e le risorse del Sé, ciò che ogni persona può rintracciare nella propria interiorità, se si rende disponibile all’avventura della ricerca di ciò che può dare senso, risposte e spessore al dono dell’esistenza.

Il mondo dei nanetti è un microcosmo nel quale si riflette e si delucida il macrocosmo della vita quotidiana e nel contempo uno stimolo per comprendere quanto sia insufficiente accontentarsi dell’aspetto fenomenico delle cose, senza coglierne gli spunti significanti, indirizzati verso ciò che sta oltre e che nella trilogia sono ben rappresentati da mappe, iscrizioni, tracce da interpretare.
Tale interpretazione, che l’Autore molto appropriatamente vede realizzata attraverso la decifrazione di simbologie e linguaggi dimenticati, consente non solo l’attraversamento della soglia critica, ma anche ciò che potremmo definire come illuminazione, insight e sviluppo della comprensione del Sé.
Tutto ciò viene realizzato nell’avventura della trilogia attraverso il viaggio, tema metaforico e rappresentativo dell’esistenza che qui assume implicite risonanze dantesche, nell’attraversamento di territori simbolici – veri inferni, purgatori e paradisi – e giungere finalmente alle altezze di una conclusione semplice, convinta e appassionata: ”Lottiamo tutti per salvare il pianeta” (Safe the planet).

Non posso che associarmi a tale invito, traendo dalla metafora dei nanetti un messaggio importante: oltre la soglia delle cose di tutti i giorni, quelle che spesso distrattamente abbiamo sotto gli occhi, riteniamo scontate e magari banali, si apre un universo infinito di occasioni per una migliore comprensione della nostra realtà esistenziale, del mondo in cui viviamo e delle preziose risorse che vanno riconosciute e tutelate.
Raffaele Russo

Raffaele Russo è nato a Faenza nel 1947 città dove tuttora vive con la famiglia. Presso lo stesso Editore Casanova – Faenza ha pubblicato “Chiese” (2005), itinerario allegorico e meditativo nella dimensione del Sacro, “Tra la Pietramora e Monte Mauro” (2007), dodici fiabe ambientate nello scenario di Faenza e dintorni, e “Una manciata di bristulini” (2008), ricordi della vacanze estive trascorse a Bellaria, Riviera Adriatica di Romagna, tra gli anni ’50 e ‘60.
Psicologo – psicoterapeuta ha svolto l’attività professionale per oltre un trentennio presso i Servizi Sociali e Sanitari dell’ambito territoriale faentino.
Sito web: http://www.raffaelerusso.it

TRILOGIA

la trilogia

Il Veleno di Circe

“Il veleno di Circe” è un thriller ambientato nell’epoca corrente e basato su un tema di attualità: l’inquinamento ambientale.
Protagonista principale del romanzo è Giulia, una giovane giornalista, caparbia e agguerrita, che suo malgrado viene trascinata dal proprio fidanzato Jacopo, un biologo impegnato in ricerche sulle modificazioni genetiche avvenute nella fauna marina del tratto di mare di fronte al Parco Nazionale del Circeo, in un “affaire” di traffici illeciti, riguardanti il doloso mancato smaltimento dei rifiuti tossici della ex centrale nucleare di Latina, sui quali indagherà anche Stefano, un giovane graduato del Corpo Forestale dello Stato.
Come il mitico veleno della maga Circe, da cui prende il nome quel meraviglioso promontorio, che mutava gli uomini in porci, così un disastro ecologico di vaste proporzioni potrebbe cambiare per sempre il volto di quel tratto di costa mediterranea.

Il Segreto della Città Perduta

Romanzo.
Il mistero di un’antica città dimenticata persino dagli storici affiora di nuovo alla luce dopo oltre 4.000 anni e una importante verità sulla natura umana viene rivelata. Due buone ragioni per leggere tutto d’un fiato questo libro il quale contiene anche un intrigante quesito: al lettore è lasciato il piacere di individuare l’ubicazione della città perduta.

Il Sincronismo Creativo

IL SINCRONISMO CREATIVO
STUDIO DEGLI EVENTI PARALLELI.
Studio della Fenomenologia degli Eventi Paralleli

”La fenomenologia delle coincidenze è uno degli argomenti più importanti svolti dal Centro di Ricerche L’Opera Celeste. La mia ricerca, in merito agli Eventi Paralleli, dura da oltre un decennio.
Tale studio pone le sue basi su argomenti scientifici, quali la “Teoria della Sincronicità” di Carl Gustav Jung, la “Teoria della Relatività” di Albert Einstein, “La Meccanica Quantistica”, le ricerche del fisico, Premio Nobel, Pauli, i parallelismi, letterari e scientifici, del fisico Fritjof Capra, le ricerche degli studiosi Deepak Chopra, e Frank Joseph, e quelle di molti altri studiosi, ricercatori e scienziati.
In questo nuovo volume dal titolo “Il Sincronismo Creativo. Studio degli Eventi paralleli” sono riuscito ad introdurre, in modo chiaro e sintetico, alcune fondamentali e innovative intuizioni dei grandi studiosi, riportando, in modo originale, le mie considerazioni e chiarendo inoltre, la differenza tra Sincronismo, Coincidenza e Sincronicità. Tre elementi fondamentali, alla base degli Eventi Paralleli.” Luca Falace

Luca Falace 2005 Copyright Luca Falace tutti i diritti riservati
L’Opera Celeste Centro di Ricerca Culturale Arte e Scienza

Staff LucArtStudio

Autore: Luca Falace
Editore: Boopen Edizioni
Anno Pubblicazione: 2008
Genere: Saggio sugli Eventi Paralleli
Volume: Cartaceo
ISBN: 978-88-6223-564-8
Pagine: 115

Acquista: Il Sincronismo Creativo.
Studio degli Eventi Paralleli

http://www.boopen.it/acquista/DettaglioOpera.aspx?param=9329

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Contare le nuvole

L’esperienza di un ragazzo che durante le vacanze incontra una donna di montagna, insospettabilmente ricca di umanità e conoscenza.

La zia di Lampedusa

E’ un romanzo giallo che affronta con lievità il problema dell’integrazione, ineludibile nodo per la società di domani. Vede protagonista la musica,e si ispira al verso di Claudio Baglioni “Fa che il prossimo tuo sia non soltanto chi ti è accanto ma anche il prossimo che verrà qui” (Per incanto e per amore). Se si amano le vacanze, il sole, il mare e la musica di Baglioni, non si può non leggerlo.
Il coraggio, la forza, l’amore, sono sentimenti che traspaiono dalle parole di questo libro, e proprio loro sono la colonna portante della vita della protagonista. Si ritrovano emozioni e sensazioni che oggi raramente emergono dal vissuto quotidiano, dalla banalizzazione della nostra esistenza: ma l’essere umano è qualcosa di superiore alle avversità della vita, e questo libro ce lo ricorda con profonda convinzione.
Architetture e paesaggi delle isole Pelagie vengono descritti in maniera straordinaria. La vita quotidiana di un’albergo, gli ospiti intrappolati dalle circostanze, i prestigiosi piatti regionali, i difficili rapporti tra isole e Stato, i colpi di scena, sono tutti elementi che richiamano l’appassionante storia mediterranea. Una grande scenografia, un giallo abilmente costruito, digressioni filosofiche e religiose che se inizialmente impegnano il lettore, lo ricompensano ampiamente nel prosieguo.
Questo romanzo è nato dall’aspirazione nostalgica di rivisitare un vecchio schema caduto in disuso, attualizzandolo. Per scoprire alla fine che, pur mutando contesto, tempi, luoghi e persone, qualcosa permane di magicamente immutato: così nella Sicilia di oggi, come nella vecchia campagna inglese di ieri, i palpiti del cuore, le emozioni e i sentimenti, resistono alla corrosione del tempo come costanti universali intatte: proprio come fari rassicuranti, nel mare tempestoso dell’esistenza.

Oltre

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31 Gennaio, 2010
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Un romanzo a tematica gay, il primo di un autore calabrese. E’ la storia d’amore di due giovani, Aristej e Stefan, che vivono in una piccola comunità di origine albanese nella Calabria Citeriore del ‘500. Siamo in piena Controriforma, in Calabria incute ancora terrore la persecuzione dei Valdesi e l’eccidio di migliaia di Occitani. La comunità è cristiana ma di rito greco-bizantino, e subisce le pressioni del Vaticano per il passaggio al rito latino, inoltre vive la discriminazione in quanto appartenente a un’altra etnia. Pur inserita nel contesto socio economico del posto, la comunità conserva gelosamente le sue ataviche tradizioni e le regole morali che ne stanno alla base. I due giovani, scoperti, subiscono le dure pressioni di una famiglia rivale delle loro che cerca, con l’appoggio del capitano del casale, di farli condannare per sodomia. I due ragazzi, all’inizio titubanti sui loro sentimenti, decidono di vivere il loro amore e difenderlo da tutti e tutto. Alla fine, decidono, però, di imbarcarsi per andare a combattere nel golfo di Lepanto, contro l’esercito ottomano, alla conquista della loro libertà.

Aÿron Xavi- Stella con meta

Dopo l’atterraggio in libreria di Aÿron Xavi- Destinazione C1122, lo segue a ruota la continuazione delle avventure del giovane Aÿron con il secondo romanzo della trilogia: Aÿron Xavi- Stella con meta. La vita che conducono su C1122 (pianeta colonia terrestre) gli umani immigrati del 2527 non è proprio quella che si aspettavano: un tiranno governa il pianeta e ha stabilito rigide gerarchie sociali che dividono la popolazione in tre parti. Gli extrage, ovvero gli immigrati, conducono una vita disagiata e dura, i loro figli, i mesani, vivono degnamente e infine raggiungono la cosiddetta “razza pura” i C11eni, figli dei mesani che godono di ogni privilegio. Il protagonista fa parte della classe più disagiata in quanto immigrato scappato dalla Terra per non essere contaminato dal virus M.I.
Ma una missione si presenterà al giovane: ritornare sulla Terra per prendere il vaccino che la madre, scienziata deceduta a causa del virus, aveva completato anni prima. Una dura missione in quanto la politica del tiranno non ammette che una classe così bassa esca dal pianeta. Una miscela di avventura, paura, intrighi, azione, segreti e soprattutto tanti punti in comune con la nostra realtà fanno del secondo libro della saga un tomo più ponderato, scritto da una quattordicenne più matura di quando, a undici anni, aveva scritto Aÿron Xavi- Destinazione C1122. Scorrevole nella lettura, di 221 pagine è accattivante e coinvolgente, e i personaggi sembrano prendere vita. Insomma, regalatevi una cometa: esprimete un desiderio.

Il teorema dello scaffale

“È dunque esercizio trascendentale quel che ci propone questo oggetto-libro, microcubatura a in/cubare il suo catalogo d’intime estraneazioni, percorrimenti dell’uso quotidiano isolato nel vuoto che lo disinnesta, lo infunzionalizza, lo trae dall’indistinto dello scambio per farne merce assoluta. Cioè sempre più da tutto (as)solta.”

dalla prefazione di Tommaso Ottonieri.

“Il teorema dello scaffale” è prima di tutto un libro di immagini, di foto di oggetti e prodotti, impressionati da uno sguardo inusuale che a tratti è esploratore e scopritore e a tratti diventa quasi sensuale. Foto in bianco e nero che se da un lato sembrano un’epifania della merce, dall’altro ne ribadiscono il suo destino che è inevitabilmente un destino di consunzione. La merce va prodotta, va consumata e va allontanata nei suoi aspetti residuali -imballaggi, carte, spaghi, polistiroli-.
29 fotografie di merci “rapite” in un supermercato e tenute in ostaggio dai fotografi che le hanno impressionate in una loro identità, non sempre così scontata. Appaiono palazzi fatti di latte, montagne di pane, detersivi che ricordano l’erotismo del lattice, stelle che cadono nei palati. Così, la merce ha rivelato la sua dark side, la parte che non vediamo mai.
Le fotografie sono legate da testi di 250 battute trasformati anche in un QRcode, un nuovo tipo di codice, con più possibilità del vecchio codice a barre, e che può essere “letto” (in senso letterale) da un cellulare. I testi, in questo nuovo ed inedito “spazio metrico” si legano in modo forte alle merci ritratte, ne condividono parte del destino.
30 pezzi di 250 battute che sono un po’ come le nuvolette dei fumetti: la merce dice qualcosa di sé. Si vanta, diviene spunto di riflessione sul consumo, si fa epitaffio o cartolina di saluto.

Gli autori delle foto, Pier Luigi De Simone e Francesco Rotili vivono e lavorano a Napoli come fotografi. Hanno fatto mostre e curato servizi di architettura.

L’autore dei testi, Vittorio Liberti, è di Napoli. Vive e insegna Rimini, si occupa della ricaduta che i nuovi formati dei media hanno sulla scrittura. Ha pubblicato su alcune riviste e in alcune antologie.

La prefazione è di Tommaso Ottonieri, ricercatore all’Università di Roma, poeta e narratore.

Il teorema della scaffale
raccolta di foto e testi poetici

Foto: Pier Luigi De Simone e Francesco Rotili
Testi: Vittorio Liberti
ed. Tilapia, Napoli
pp 74
Dicembre 2009
In vendita on line sul sito: www.tilapiaweb.com
a Napoli presso le librerie Feltrinelli, Guida, Colonnese.

con una prefazione di Tommaso Ottonieri

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Occhi incantati

Con questa settima raccolta, edita da Gentechescrive del gruppo Mondolibri, il poeta carica versi ben strutturati, ricchi di sentimento, preziosi nel contenuto.
Passano davanti tanti frammenti di una realtà che si ricompongono nella rappresentazione del quotidiano, come essenza di vita.
Delicato cantore delle bellezze della sua terra o delle località che lo vedono presente, posa il suo sguardo sui luoghi come in un sogno, disegnandoli di colori come straordinarie tavolozze.
Dai piccoli e grossi avvenimenti della vita quotidiana, egli sa trarre, con delicatezza di spirito, armoniose figurazioni, soffuse d’amore e di lirismo

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