IL POSTO MALEDETTO

Cavizzana, 23.02.1999

Una giovane donna viene trovata priva di vita nella sua abitazione in località Fucine, località che dista un chilometro dal paese di Cavizzana, dove un tempo si lavorava il ferro, ecco il perché del toponimo Fucine.
Questo fatto di cronaca ha destato ancestrali paure e tristi ricordi di quel posto, il posto maledetto, a detta degli anziani del paese. L’avvicendarsi di altre morti e di fatti negativi avvenuti sempre in questo luogo, mi ha spinto a una ricerca storica, che mi ha portato alla conoscenza di una maledizione lanciata dal prete del paese nel lontano 1813, per colpa di una bella donna, tanto bella, tanto spietata e cinica, amante della ricchezza e di se stessa più di ogni altra cosa. Questo romanzo racconta di un giovane ricco che, dopo negative vicissitudini, da Brescia si trasferisce a Masi di San Martino (Cavizzana) e qui costruisce delle fucine, approfittando della risorsa idrica del posto. La fiorente attività attira operai, fabbri ferrai, maniscalchi, dando loro la possibilità di avere uno stipendio, quindi disponibilità di denaro, cosa rara a quei tempi, poiché si usava il baratto come moneta.
Una bella e avida donna, sposata in terze nozze con un vecchio e ricco commerciante, dotata di uno spiccato senso degli affari, intuisce la possibilità di arricchirsi alle spalle degli ignari operai. Apre alle fucine una locanda, che presto diventerà una casa da gioco e di piacere, dove i malcapitati operai dissiperanno i loro stipendi.
Ma a questa donna la ricchezza non basta, s’innamora del giovane imprenditore Tobia, il quale però non corrisponde essendo lui, a sua volta, innamorato di una giovane e bella abitante del villaggio, con la quale vuole unirsi in matrimonio.
La bella e perfida locandiera farà di tutto per impedire che questo accada, sarà l’eterna lotta del bene contro il male, dell’egoismo contro l’altruismo, dell’odio contro l’amore. Nel romanzo, gli elementi della natura avranno un ruolo determinante, soprattutto il vento che, in una magica sequenza, farà da filo conduttore in circostanze misteriose.

Foto di copertina: Paolo Menapace

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EMOZIONI VENEZIANE

La nebbia sul Canal Grande lascia vedere solo la fioca luce di lampioni pallidi, ma a Venezia non è sempre necessario vedere con gli occhi. Basta respirare a fondo per riempire la propria anima di magia. Se si ascolta bene si sentono i passi frettolosi di Casanova intento a raggiungere una delle sue tante amate, più in là scorgiamo una finestra con le tende scostate ed è proprio lì dietro che Tinto Brass sta filmando la sua arte. Lavinia dovrà solo girarsi per vedere dietro di sé la festa in maschera. I vestiti veneziani ci portano in un’altra epoca dove le emozioni regnavano sovrane, ma sarà Valmont a trascinarci nella scoperta della città sconosciuta ai turisti e dell’amore attraverso l’attrazione verso la protagonista.

Prefazione di Tinto Brass.

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Fermatevi, vi prego

“Pochi tratti mostrano un uomo, e poche scelte ne narrano la vita.
Tutte riguardano l’amore.
Sempre.”

Con questa premessa nasce la raccolta Fermatevi, vi prego, ed è l’anima che muove i quattro racconti presenti.

Racconti che parlano di un amore violento e sporco, spesso sospeso tra mediocrità e normalità, vestito di odio e quasi irriconoscibile: un sentimento dopo il quale la vita dei protagonisti non sarà più la stessa.

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I SOGNI NON HANNO SCADENZA

Jacopo, potrebbe reputarsi un uomo soddisfatto. Dalla vita ha quasi
tutto, eppure, non è felice. Gli manca qualcosa, ma non sa esattamente
cosa. Trova la sua vita insignificante e spesso ripetitiva. Come uomo
è alla ricerca di conferme, di qualcosa che lo sorprenda fino a regalargli
nuove emozioni. L’occasione gliela offrirà Giulia, una ragazza più giovane
di lui.
Nonostante la differenza di età, tra i due c’è affinità, passione e dono
dei corpi, fino al punto che le loro anime, riusciranno ad accogliere
pienamente ogni sfumatura di quel rapporto Per entrambi, nascerà una
storia d’amore, fuori dai soliti schemi e dai noiosi legami coniugali. In
terra di Toscana, Jacopo e Giulia vivranno la loro relazione clandestina,
dimenticandosi delle insoddisfazioni personali e alimentando il loro
sogno di amarsi liberamente. Fino a quando, quel rapporto d’amore, li
condurrà a una svolta sorprendente…

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Per una vita

Fine dell’anno. Mentre viaggiavamo veloci per le colline toscane, capii che il bilancio del 2008 era assolutamente positivo. Avevo fatto un po’ come la crisi economica di quell’inverno: un periodo nero, ma poi ero ripartita, lenta ripresa. E un po’ come aveva fatto Roosvelt con l’America negli anni Trenta, Antonio aveva fatto con me: mi aveva portata in salvo. Non sapevo con precisione quando mi fossi innamorata di lui, quando avevo perso la testa del tutto per lui, quando avevo realizzato che lui sarebbe potuto essere non solo l’uomo della mia vita, ma anche il padre dei miei figli. Sapevo però che non mi stavo sbagliando, che comunque fossero andate le cose, lui era quella persona che tutti cerchiamo per una vita, e che a volte, non incontriamo mai.

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State lasciando il settore americano

Il testo ha il carattere di un monologo. Un giornalista italiano, a Berlino nei giorni della caduta del muro, racconta ad una ragazza conosciuta in un pub la sua storia vissuta nella città tedesca fra il 1983 e il 1984.
Una storia d’amore segreta con una sentinella della Germania dell’Est. La narrazione si svolge fra fatti privati e avvenimenti pubblici, in un continuo flashback. Il racconto termina il giorno dell’apertura del muro di Berlino, con il re-incontro fra il giornalista e la sentinella dell’est. Questo re-incontro è anche una metafora sulla riunificazione delle due Germanie.

Si potrebbe andare a Stoccolma

C’era una volta un italiano che viveva in Svezia al quale era scaduta l’assicurazione della macchina. Il meccanico svedese gli disse “Non puoi andare in giro con la macchina se l’assicurazione è scaduta” L’italiano rispose: “Ok, ma ammettiamo che io vado in giro ugualmente con l’assicurazione scaduta…se mi fermano, cosa mi fanno?”. Lo svedese guardò l’italiano come se venisse da Marte e, dopo una leggera esitazione, rispose: “No…non puoi andare in giro con la macchina se l’assicurazione è scaduta!”. L’italiano, innervosito, disse: “Ok, ma questo l’ho capito! Ma se invece io giro con la macchina e mi ferma la polizia che succede? Mi fanno la multa? Mi arrestano?”. Lo svedese, sempre più sbalordito, lo guardò e, dopo una breve pausa disse ancora una volta: “No, ma se non puoi andare in giro, non è possibile che ti fermino!”

Perchè una guida su Stoccolma? Perché una guida ufficiale queste cose non le spiegherebbe mai !

A volte Stoccolma può sembrare una città assurda, e le distanze culturali tra italiani e svedesi sono un tema costante di chi, da italiano, vive in Svezia. Eppure, questa città ai confini del mondo entra nel cuore di tanti italiani. Io credo sia una città magica. Solo in una città magica infatti è possibile camminare in inverno lì dove in estate si nuota, e solo in una città magica si può sentire il calore nel petto quando fuori ci sono venti gradi sottozero.

Questo libro rappresenta un gesto d’amore e riconoscenza verso Stoccolma. Non è una guida ufficiale, ma un racconto della capitale della Scandinavia attraverso gli occhi di chi l’ha vissuta in prima persona, come un mondo nuovo da scoprire. Puoi trovare Stoccolma nei lunghi inverni freddi e senza luci e nelle estati dai mille colori e dalle notti senza fine. La ritrovi nella puntualità della metropolitana e nelle sere scatenate della movida di Södermalm. La trovi nei palazzi futuristici di Sergels Torg e nelle casette degli antichi mestieri di Skansen. E la trovi in un gruppo di amici italiani che lì hanno trovato una nuova casa. Questo libro è rivolto a chi vuole visitare Stoccolma non da turista, ma come un viaggiatore che vuole andare oltre l’apparenza e conoscere la città attraverso le abitudini, i ritmi e i gesti della gente che la abita e la rende unica. Per chi ancora crede che un viaggio sia un’occasione per crescere e, talvolta, per cambiare vita.

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Non Nobis Domine – I Custodi Della Verità

L’acquisto casuale ad un’asta di Soteby a Londra, di un vecchio diario di un monaco, Martino De Rovet, vissuto nel periodo medievale riesce a sconvolgere la vita tranquilla e abitudinaria di Alexia Fabri, una giovane antiquaria di Roma. Tra colpi di scena, momenti di tensione, rivelazioni sconvolgenti, Alexia sarà coinvolta in un complotto scatenato dalle più alte sfere Vaticane. Una corsa sfrenata alla ricerca di un tesoro perduto, un’avventura pericolosa che metterà a repentaglio la vita di Alexia. Inquisizione, servizi segreti, fede ed azione, riempiono le pagine di questo romanzo, trasportando il lettore nell’aura magica della città eterna.

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Oltre le nuvole – storie di amici

“Oltre le nuvole – storie di amici” è un romanzo inquadrabile nella categoria dei libri per “young adults”, per le tematiche che affronta e per i personaggi protagonisti del libro, ma anche per gli adulti sognatori, disposti ad immergersi, con curiosità e un pizzico di nostalgia, nel loro passato, per ritrovare le emozioni provate un tempo.

“Oltre le nuvole” racconta infatti le storie di alcuni amici di Viareggio, di diciotto/diciannove anni, durante l’ultimo anno scolastico. Un momento non casuale, per l’importanza che riveste nella vita di una persona, perché è il momento in cui ci si prepara al grande salto, quando si lasciano i banchi di scuola, scomodi forse ma comunque un rifugio sicuro, una certezza nella vita di un adolescente, e ci si prepara all’età adulta, alle prime grandi scelte che si è portati a compiere. Tra queste, la scelta dell’università o del lavoro, ma anche decisioni personali, in ambito affettivo e familiare. Tutte queste, e soprattutto le motivazioni e le riflessioni dietro ad ogni scelta, sono analizzate nelle 400 pagine di “Oltre le nuvole”. Quel che il lettore si troverà davanti infatti è un tentativo di andare a fondo nei turbamenti e nelle inquietudini di una generazione, quella adolescenziale, cercando di metterne in risalto le emozioni provate, soprattutto l’amicizia che li lega.

I protagonisti infatti, Jonathan e i suoi amici, hanno ovviamente caratteri diversi, una provenienza, sociale e geografica, diversa, ognuno con la sua visione della vita, spesso influenzata da una particolare situazione familiare. In mezzo a questa diversità c’è però un filo rosso che li unisce, un sentimento silenzioso e impalpabile, ma vero, reale e puro, che è appunto l’amicizia. Un sentimento che, in “Oltre le nuvole”, è preponderante, divenendo il motore dell’azione, e delle riflessioni dei personaggi, un sentimento che viene analizzato con attenzione, sviscerato da vari punti di vista, in particolare da quello di Jonathan, fino alla riflessione finale, che ispira il titolo stesso del libro. Del resto, per rubare una frase ad Aristotele, Senza amici nessuno sceglierebbe di vivere, anche se possedesse tutti gli altri beni. “Oltre le nuvole” vuole presentare questo magnifico sentimento, pur imperfetto che sia, ma che rende la vita di Jonathan, e di coloro che credono, degna di essere vissuta.

A corollario di questo tema principale, ci sono poi tutta una serie di topoi di quell’età, i primi amori, e le conseguenze delle rotture, la difficoltà nell’accettare la perdita, le problematiche familiari e le distanze che a volte si presentano tra generazioni diverse. Su tutto domina la ricerca continua e costante di una felicità che a volte sembra così lontana, quando magari si nasconde a qualche passo di distanza.

Per tutti questi anni siamo stati amici, ma mai come adesso. Diversi come caratteri, uguali come ideali. Le esperienze vissute insieme, le volte in cui siamo corsi uno in aiuto dell’altro sono solo momenti di un tempo che passa in fretta, momenti che scaldano i nostri cuori in un mondo che si raggela sempre di più. Quando la nostra esistenza sarà giunta al termine, questo è ciò che ci resterà: nient’altro che frammenti di ricordi nella memoria di una vita intera. Una vita vissuta combattendo, una vita vissuta credendo. Abbiamo creduto che fosse possibile vivere un sogno. Abbiamo creduto in quello che abbiamo fatto. Abbiamo creduto uno nell’altro. E continueremo a farlo, per tutta la vita che ancora verrà. Per sempre. (Estratto dal capitolo secondo di “Oltre le nuvole – storie di amici”)

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L’Uomo che ricordava di essere Dio

E’ un romanzo che si divide in varie parti e in varie epoche storiche. Si muove sull’ipotesi che la ricerca del principio che pervade il tutto, come codificato nelle Upanishad, testo filosofico e spirituale dell’India, possa superare i limiti dell’individuo e ripresentarsi come anelito alla conoscenza nel tempo. Come se seguisse le regole della reicarnazione. Chiaramente cambiano i tempi storici e le realta’ sociali ed esistenziali dei personaggi, presentati come antieroi. Cambiano i loro nomi e il modo di intendere e definire il tema della ricerca, sorta di domanda posta a sottofondo delle loro vicissitudini. Il romanzo e’ fatto delle loro storie: unico riferimento esistenziale valido, anche per la nostra stessa vita. La ricerca della verità resta aperta, e il senso delle parole dell’Upanishad si costituiscono come l’unico filo portante della trama del romanzo.

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